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Pepe e sale |
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Sono tutti lindi, puliti come delle porcellane, con i corridoi lucidi a specchio e le lenzuola sui lettini sempre stirate di fresco. Non vi sono camerate militari ma stanzette lussuosissime a due letti dove tutto è in ordine, dove non si fuma, dove sui tavolini c'è il mazzettino dei fiori e il carrello del pranzo è di acciaio brillantissimo. L'ammalato non fa in tempo a suonare il suo campanello personalizzato che la vetrata si apre e, premurosa, vi fa capolino un'inserviente o una infermiera che ha nel DNA la bellezza e le belle maniere, oltre al camice senza una macchia e i capelli sempre in ordine. Non parliamo poi dei servizi. I bagni sembrano presi dalla esposizione della Ginori su Tuttocasa: bianchi che più bianchi non si può. E le sale operatorie attrezzate e perfette fino all'ossessione dispensano efficientismo e perfezionismo ad ogni clic di mille monitor. Anche i medici sono particolari. Quelli che Guido Gozzano chiamava i "vecchi saputi" qui sono soprattutto dei papà, dei fratelli maggiori, dei figli devoti e disponibili a tutto. All'ammalato sorridono senza soluzione di continuità, lo carezzano, gli prendono la mano, lo esortano, gli offrono carrettate di speranze e di certezze, per lui sacrificano la famiglia e il tempo libero. Qui, dove ammalarsi diventa un piacere, la sofferenza non vede le stelle ma ha cinque stelle: una gioia da provare. Sono gli ospedali che, di puntata in puntata, ci propone il nuovo e riuscito filone televisivo: la ficlion. Pare il prodotto realizzato dalle reti televisive di concerto con il Ministero della Sanità. Per illuderci di un'assistenza da Guida Michelin. In attesa di crepare sotto casa per una autombulanza che non giunge mai, causa sciopero degli autisti o per un medico che ha terminato il suo turno. Fiction va bene Ma la presa per i fondelli è un'altra cosa. |
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