La settimana santa, con le sue processioni, è la ricorrenza più spettacolare. I riti cristiani si mescolano ad antichissime simbologie come, ad esempio, nello strano incontro tra Gesù e Maximon, il santo che indossa un cappello da cow-boy e riceve in dono sigari e liquori.

Un viottolo sterrato a serpentina si arrampica tra capanne sparpagliate: ciascuna ha un campo di granoturco sul retro e davanti ha un’aia con polli e maiali. Qua e là si vedono ripidi sentieri che, diramandosi dalla strada principale, sprofondano nel verde della giungla fino alla cima di qualche tempio antico. All’imbocco di alcuni sentieri ci sono di vedetta alcuni ragazzini, messi lì dagli adulti del paese per tenere alla larga gli estranei dalle strane cerimonie segrete che gli sciamani celebrano in cima alle piramidi. Fino a una ventina di anni fa erano gli anziani dei villaggi a tenere viva la religione antica tramandandone le liturgie ai propri figli. Ora, dopo i massacri ordinati dal governo negli anni Ottanta contro i guerriglieri, molti membri delle vecchie confraternite sono poco più che adolescenti.
Venerdì santo. Stamattina presto alcuni devoti vestiti da centurioni romani hanno frustato un loro compaesano che indossava gli abiti di Gesù Cristo e lo hanno accompagnato per le strade deridendolo e ricostruendo la Passione. La processione, avanzando dalla chiesa, si è fatta strada lentamente per le viuzze oltrepassando la piazza e cantando toni melanconici. Alla fine hanno crocifisso il Salvatore sulla cima di una vecchia piramide.

TAPPETI DI FIORI

La settimana santa, con le sue processioni, è la ricorrenza più spettacolare. La più famosa è la celebrazione di Antigua che attira ogni anno più di centomila spettatori. Dal lunedì al venerdì di Passione si svolge una processione al giorno. Si rappresenta la Passione di Cristo e si culmina con la crocifissione, ma c’è anche l’impiccagione di Giuda e molte altre cerimonie inconsuete derivate dalla religione maya, come l’omaggio a san Maximon o il sacrificio di un galletto.
Banche ed uffici sono tutti chiusi. È la vacanza più lunga dell’anno. Neppure la capitale, Guatemala City, ha un festa spettacolare come questa.
È dal 1590 che ad Antigua si fanno processioni e la tradizione non vuole morire. Quando, dopo il terremoto del 1773, il re di Spagna trasferì la capitale, diede ordine di spostare tutte le reliquie e gli oggetti di culto a Guatemala City.
Per impedire che reliquie e statuette andassero perdute o sottratte nel trasloco, le confraternite locali (dette Cofradias e, solitamente, dedicate ad un santo specifico) frugarono tra i detriti delle chiese crollate e si presero le statuette che continuarono a venerare in segreto per moltissime generazioni. Col passare del tempo le Cofradias si dissociarono dal clero cattolico e si trasformarono in fratellanze laiche assumendo il nome di Hermenadas. Il loro potere crebbe col tempo e continuò ad aumentare fino a tutto l’Ottocento, nonostante un decreto presidenziale del 1872 che le aveva dichiarate fuorilegge. Agli inizi del ventesimo secolo tutti i divieti furono cancellati e le Hermenadas divennero legali. Ebbe inizio così la tradizione di portare in processione pubblica le statue che ora non erano più clandestine.
Le immagini dei santi vengono trascinate su enormi andas, piedestalli di legno appoggiati alle spalle di 60 o 80 uomini che indossano le toghe della confraternita. Il percorso della processione viene decorato con elaboratissimi tappeti fatti con aghi di pino, segatura e migliaia di petali di fiori. Perfino le viuzze più isolate traboccano di fiori in questa settimana. Centinaia di adulti e di bambini lavorano giorno e notte per creare magnifici pannelli che si estendono per quartieri interi, suddivisi in tanti piccoli quadri. Anche gli abitanti delle case sotto le quali passerà la processione disegnano davanti ai portoni meravigliose composizioni, destinate ad essere distrutte dai piedi dei devoti che seguono la statua. Alla fine del rito, numerosi fedeli raccolgono i petali e li portano a casa per ricordo. Nei momenti difficili li stringeranno nelle dita tra le pagine di un libro di orazioni..

IL SANTO DELLE CATTIVE ABITUDINI

Si chiama Maximon, è il santo reprobo venerato fin dalla metà dell’Ottocento. È rappresentato da una statua non molto alta – poco più di un metro - che indossa un cappello da cow-boy e al collo ha molte sciarpe colorate così lunghe da sfiorargli i piedi.
Questo santo è un diretto discendente di Ma’am, l’antico Signore dei maya che regnava nel brevissimo mese di cinque giorni compreso tra la fine di un anno e l’inizio di quello successivo. Con l’arrivo del cristianesimo, venne identificato con san Simone, il discepolo di Simon Pietro, ma anche con altre figure della Bibbia come Giuda Iscariota o l’Anticristo, e perfino con Pedro de Alvaredo, il primo conquistador spagnolo. Il suo culto si diffuse rapidamente dalla città di Santiago Atitian a tutto l’altopiano, dove è conosciuto anche con nomi differenti: san Simon, san Giuda, Rijlaj Mam, Ca Tatà.
Il suo tratto fondamentale è il gusto per i vizi umani. La sua confraternita, quando lo invoca, gli offre pile di sigari e bottiglie di liquore. Pare che - secondo la leggenda - tenti di sedurre tutte le ragazze che incontra. Per via dei suoi gusti fin troppo terreni, i devoti gli chiedono grazie concrete, come denaro, trattori o biciclette.
La processione di Maximon nel corso della settimana santa rivela più di ogni altro rito la sopravvivenza delle credenze maya. Dopo che in piazza sono state sistemate altre statue di santi, l’immagine di Cristo viene staccata dalla croce e portata in chiesa su una barella funebre. Prima farlo, però, la confraternita porta la statua di Maximon davanti al Cristo e, tra musica e fuochi d’artificio, c’è un breve contatto tra i due durante il quale si dice che il santo “dia il suo seme” a Gesù Salvatore e in questo modo consenta al nuovo anno di nascere. Poi Maximon viene impiccato a un albero, simboleggiando la morte di Giuda. Questa fusione tra sacro e profano riflette l’antica visione dei maya, per i quali non c’era dicotomia tra bene e male, dal momento che entrambi sono parti inseparabili del mondo.
Maximon non può mai entrare in una chiesa. Dimora in una sua propria cappelletta sulla collina alle spalle della chiesa. Alla fine degli anni Cinquanta la maschera di Maximon di Antigua fu rubata e venduta al Musée de L’Homme di Parigi. Ci sono voluti quasi vent’anni per negoziarne la restituzione e, dopo questa brutta avventura, la statua del santo era custodita in un luogo lontano dagli occhi del pubblico e veniva esibita ai fedeli solo nel corso della settimana santa.
Negli ultimi anni, tuttavia, poiché molti abitanti dei villaggi si sono convertiti alle sette evangeliche importate dagli Stati Uniti, la confraternita ha bisogno di soldi per soddisfare la sua divinità, sempre avida di sigari e liquori. Per questo, negli ultimi anni, è sorta l’abitudine di mostrare la statua ai turisti in cambio di un’offerta di denaro.