Lettere a ...

Caro Cammino

di Monica Vanin

MAGGIORANZE O MINORANZE?

Gentile signora Vanin, mia moglie ed io leggiamo con piacere il “Cammino” che riceviamo regolarmente quali partecipanti al programma di adozioni a distanza. Ovviamente abbiamo anche occasione di leggere ed apprezzare quanto Lei scrive, ma mi permetto di formulare un’osservazione in merito ad una frase dell’articolo “Laura e la storia” apparso sul numero di febbraio.
I bambini, Lei scrive, non riescono a capire che un popolo possa essersi dedicato... alla distruzione (potenzialmente totale) di un altro popolo. La tragedia del genocidio degli ebrei nella seconda guerra mondiale non può essere onestamente attribuito all’intero popolo tedesco, ma ad una minoranza che ha agito a nome di tutti con la complicità di chi a livello internazionale, ha creato le premesse per la momentanea affermazione di questa minoranza. Creda, signora, che gli storici più attenti hanno escluso in questa ed in altre tragedie la tesi della colpa collettiva di un intero popolo. Grazie per l’attenzione, auguri e cordiali saluti.
Ermanno S. – Milano

Caro signor Ermanno, la Germania nazista rappresenta insieme un caso esemplare e un caso-limite di società inquadrata in un regime totalitario contemporaneo, tipicamente fondato sulla mobilitazione delle masse. Il particolare cocktail di cause concomitanti che l’ha generato non solo non impedisce, ma anzi incoraggia ancora oggi la nostra riflessione.
Nella frase incriminata io non ho fatto questioni di “colpa collettiva”, bensì mi sono riferita a un dato di fatto: la grande maggioranza del popolo tedesco è stata, praticamente fino alla fine della guerra, al “funzionale” a un regime razzista, totalmente permeato da un’ideologia di potenza.
Un regime che, come lei sa, si esprimeva con parole d’ordine inequivocabilmente riferite ora all’isolamento e all’espulsione, ora allo sottomissione, ora alla liquidazione totale del nemico, interno ed esterno (popolo ebraico per primo); parole che non erano mai state intese a livello popolare come semplici modi di dire, per vari motivi. Ora, se non è da storici attenti presentare il popolo tedesco come un’orda di “volonterosi carnefici di Hitler”, non è meno fuorviante farlo passare per un’impotente e ignara massa di manovra, strumentalizzata da un gruppetto di fanatici.

Nessuno vuole negare le responsabilità internazionali rispetto all’affermazione del nazismo, né l’esistenza di forme di opposizione interna, né il pugno di ferro della repressione. Ma ritengo storicamente provato che quella che lei definisce “una minoranza” abbia saputo interpretare umori, frustrazioni, problemi, aspirazioni e ambiguità culturali per nulla estranei alla “maggioranza” di questo pur civilissimo popolo, pervertendone anche il senso dell’autorità e dello Stato, fino a farne lo sponsor (a diversi livelli e con diversi gradi di consapevolezza) di politiche aberranti. Il tutto, non a caso, in un giro d’anni vertiginosamente breve. Quanto alla “momentanea affermazione” di cui lei parla, nulla lascia pensare che sarebbe stata tale, di fronte a un diverso esito della guerra.


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