Editoriale
Foto Calloni

Parliamo di donne

di P. Francesco Calloni

Parliamo di loro. Parliamo delle donne. Maggio è il mese-simbolo della donna e della madre in particolare. Mentre scrivo si continua a perpetrare delitti e violenza contro le donne. L’8 marzo è passato in una solenne pagliacciata strumentalizzata dall’elemento maschilista che si è intruffolato in questa festa che doveva essere solo e squisitamente femminile.
Eppure dicono che la donna sarà la protagonista di questo nuovo millennio. Dopo millenni trascorsi nell’ombra, è finalmente salita sulla tribuna d’onore. Anche la Chiesa si è battuto il petto e ha chiesto perdono alle donne alle quali ha sempre chiesto solo la pazienza di restare vittima senza accorgersi che avallare la vocazione di vittima è sempre un approvare, indirettamente, l’esistenza del carnefice.
Sappiamo che la Chiesa non è mai stata tenera con le donne. Mentre, in teoria, si esaltavano le grandi figure femminili, in pratica consigliava, ai suoi ministri, la vittoria attraverso la fuga.
Insomma, “Vince chi fugge”, secondo un’espressione attribuita a S. Agostino, il quale, in fatto didonne, se ne intendeva nel primo periodo pagano della sua vita.
Una virtù mantenuta attraverso la fuga è pur sempre una strana virtù; un imboscato è uno strano eroe. L’ “eunuco per il regno dei Cieli” accanto ad una donna trovava lo stesso vantaggio della paglia accanto al fuoco, si leggeva nei codici religiosi e nei manuali di morale. Era umiliante per il sacerdote e per il religioso considerarsi come un fascio di indifesa e combustibilissima paglia.
Ma era soprattutto vergognosa l’immagine della donna vista come fuoco bruciante e pronta a divorare l’incauta e innocente paglia. Quando si dice che Cristo si è fatto uomo, ciò comporta ancora una certa dignità. Non è scesa abbastanza in basso. Se egli si incarnasse di nuovo sarebbe necessario che si facesse donna.

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