Religione

Il seminario del santo inquisitore

testo e foto di P. Francesco Calloni

A Seveso, in Brianza, è stato splendidamente ristrutturato l'antico seminario diocesano. Era un convento dei Frati Domenicani. Nelle campagne attorno fu ucciso, con una coltellata in testa, S. Pietro da Verona, inquisitore generale per la Lombardia. Ora accoglie i giovani teologi della diocesi di Milano.

Gli inverni di una volta! I dicembroni duri come il freddo aspro e compatto arrivavano con la puntuale liturgia di nevicate eroiche. Il cielo della Brianza milanese si metteva giù, puntuale come un orologio, a nevicare dal mattino alla sera. Le acque che prima chiacchieravano nelle rogge attorno al seminario diocesano di Seveso, zittivano all'improvviso e si incantavano in un compatto cristallo di ghiaccio. I roveri e le robinie della vicina brughiera crepavano dal freddo, mandando spari secchi che impaurivano i neri merli.
La diossina non aveva ancora avvelenato le turgide zolle della campagna. Mio fratello Angelo era qui, tra le mura severe e austere dell'antico convento domenicano, consacrato al santo che nei dintorni, nel lontano 1252, ebbe fra cassata la testa con un coltellaccio e il sangue gli colò vermiglio e caldo sul saio bianco dei domenicani.
Mio fratello era solo un iniziato adolescente dal corpo allungato di magrezza di un dopoguerra famelico, avvolto come un gomitolo nel "tabarro" nero che il nonno aveva ceduto per il futuro prete. Nel chiostro che vide i frati domenicani passeggiare in profonda meditazione con le mani raccolte nelle ampie maniche, ora i seminaristi, deposto il tabarro e sollevate le nere tonache, si ricreavano correndo e rincorrendosi in una obbligatoria ricreazione.
In seminario tutto era obbligatorio. Obbligatorio era studiare. Obbligatorio era mangiare. Obbligatorio era pregare e obbligatorio era giocare. Le mure domenicane si riempivano di grida, di schiamazzi, di un vociare che usciva con il fumante e ansimante respiro. Sono andato a visitare il seminario di S. Pietro Martire, a Seveso. Alla severità, austerità di un tempo è subentrata una solare accoglienza moderna.
Una gentile signorina, con i ronzanti monitor dei computer e una tastiera di pulsanti può chiamare il più sperduto prete nell'intero edificio. Sono scomparsi i ragazzini con le sottane nere e il colletto bianco. Ora in questa moderna serra sono coltivati, con delicatezza e preziosità, sessantacinque giovani, con oltre venti primavere, che iniziano a scoprire la grandezza di una "Parola" che si è fatta carne innamorandosi dell'uomo.


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