Fioretti cappuccini
Un giorno passando su un ponte di Venezia... venne deriso da alcuni giovinastri... "Uno di voi andrà adesso davanti al Giudice divino..."
Quand'ecco, d'improvviso, il cielo si coprì tutto di nuvole e si scatenò un temporale. Un fulmine colpì l'usuraio in piena testa.

Uomo avvisato...

Premonizioni quasi celestiali

a cura di Francesco Di Ciaccia

disegno di Ivo Pavone


I frati, molto spesso, uno strumento di divini avvertimenti: fausti o infausti. Più sorprendente era il caso in cui la predizione riguardava chi non si conosceva neppure e non si era mai visto.

L’orazione assidua e il tenore di vita al limite delle possibilità umane rendevano i frati, molto spesso, uno strumento di divini avvertimenti: fausti o infausti. Molti furono i frati che previdero il tempo e l’ora della propria morte. Ma questi casi sono troppo comuni e ordinari, per farne menzione. Narro invece quelli un po' più complessi e singolari.
Quando Matteo da Bascio interveniva per anticipare futuri eventi, non c’era da scherzare. Egli amava ingiurie e umiliazioni; e pieno di spirito divino avvertiva quale accidente sarebbe capitato a chi lo offendeva: perché costui potesse pentirsi e morire da buon cristiano. Se ne aveva il tempo!
Un giorno, passando su un ponte di Venezia, scalzo come era e con una tonaca da pezzente, venne deriso da alcuni giovinastri. "Ah, ah! Ecco il barbone con l’aria allampanata!", sembrava che dicessero. Matteo abbassò il capo con santa sopportazione, felice di essere deriso; e dopo che i giovani smisero di insultarlo, così si rivolse loro: "Voi pensate di essere tanto allegri e di farvi gaudiosamente due risate alle mie spalle.
Per parte mia io vi perdono, ma voi pensate alla vostra salute eterna. Uno di voi infatti andrà adesso adesso davanti al Giudice divino". Non aveva fatto neppure qualche passo, che uno dei giovani stramazzò a terra.
Morto. Grisostomo da Goglionese, al tempo in cui era maestro dei novizi, una volta entrò in refettorio dopo gli altri: forse aveva pensato di non mangiare e poi aveva deciso di partecipare tuttavia all’atto comunitario.
Fatto sta che, entrando, vide uno studente (all’epoca, anche gli studenti erano diretti dal maestro dei novizi), tal Giovanni Maria da Capriata, che mangiava con una certa avidità “secolaresca”. Per il vero, era il tempo di carnevale, e anche allora si concedeva ai frati, prima della quaresima, qualche golosità e un po’ di svago: tra l’altro, in refettorio si poteva conversare.
E Giovanni Maria chiacchierava appunto e un po’ rideva coi vicini, mangiando di gran gusto. Come gli piaceva, quel pezzo di formaggio con finocchi! Il maestro lo corresse con benignità: "Anche se si permette un po’ di libertà nel mangiare e nel parlare, il buon frate deve sempre far violenza agli appetiti della gola, mostrarsi mortificato e raffrenar la lingua".
Il giovane si sentì avvilito, e il formaggio gli si fermò in mezzo alla gola! Ma accolse con umiltà e sottomissione il buon consiglio. Poi il maestro, di spirito profetico dotato e con lacrime abbondanti dagli occhi, così riprese: "Figlioli, facciamo penitenza i pochi giorni che ne avanzano! Uno di voi non arriverà alla prima domenica di quaresima".
A tutti - garantiscono le cronache - venne una gran paura nelle vene! Il giorno dopo, a diciotto anni d’età, Giovanni Maria cadde malato e morì nella stessa settimana. Chi l’avrebbe mai immaginato, allegro così com’era!


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