ATTUALITA' E CULTURA

Tante domande e poche risposte

TI AFFITTO L'UTERO

di Jenny Vestri Boncori

Scienza, religione, magistratura e politica sono gli uni contro gli altri. Se poi all’elenco aggiungiamo le coppie che rivendicano il diritto ad essere genitori, il risultato è un farneticante far west di pareri etici, vuoti giuridici, scienziati che insorgono e mamme che piangono. Tutti in nome di un unico ideale: gli interessi del bambino.
Ammettiamolo pure: mettere ordine in questo settore non è facile perché la maternità surrogata apre una serie di interrogativi e potenziali conseguenze a cui è quasi impossibile dare una risposta. Facciamo un esempio pensando (anche noi come gli altri) all’interesse prioritario del bambino.
Quando sarà grande, se mai porrà la domanda: "chi è mia madre?", cosa bisognerà rispondere? Partendo dal presupposto che debba sapere la verità, come reagirebbe il piccolo, che nel frattempo si suppone cresciuto, una volta appreso che la sua origine è archiviata in una cartella clinica sul cui frontespizio appaiono due mamme ed un papà?
Qualcuno potrà amare i propri genitori ancora di più, vista la caparbietà con cui hanno voluto questo figlio e cosa sono stati disposti a fare. Altri tenderanno a vedere nella madre “affittuaria” la loro vera madre e i genitori che lo hanno cresciuto come genitori adottivi.
Qualcun altro si sentirà partorito come un pollo, in una specie di catena di montaggio in cui l’amore, il sentire, il nutrire sono soppiantati dalla legge economica di produzione e profitto. Solo il tempo può dirlo perché ognuno di noi elabora le proprie esperienze in modo diverso; ognuno di noi è un individuo unico, irripetibile, assolutamente non programmabile.
E la donna che, per puri scopi umanitari, mette a disposizione il suo utero come vive tanta gentile ospitalità? Si sente come un mero contenitore che quando non serve più esce dal gioco, o trasmette al piccolo essere che porta dentro qualcosa di suo, che rimarrà al bambino per tutta la vita? In questo caso, allora, è mamma anche lei? Insomma, in questo gioco di semi e ovuli trapiantati, i sentimenti che posto prendono?
In America, patria del pragmatismo, certi principi vengono messi da parte per dare ad ogni famiglia, in nome di uno spiccio liberalismo, la possibilità di avere figli, che siano adottati, in provetta o tramite l’affittanza di un utero. Tutto è lecito. Purché si abbiamo i soldi.
E così ecco che si può scegliere la “madre giusta” sulla base di precise caratteristiche fisiche e intellettuali (e perché no, anche razziali) illustrate su appositi cataloghi, come in una normale vendita per corrispondenza. Costo dell’operazione: dai 10 ai 15 mila dollari per i nove mesi di “affittanza”, salvo imprevisti. Un mercato come un altro in cui molte donne sono disposte a comprare e altre a vendere. Infatti, è ora di piantarla con tanta ingenuità.

Sommario