LE FIABE DELLA NONNA

Lo strano incontro di un monellaccio

di Anna Bertonati Bardi

Filiberto detto “Fili” era considerato da parenti e amici un prepotente monello qual in effetti era. Lui però non la pensava così, i “Tutti” esageravano. Che male c’era a tirare la coda al gatto per sentirlo miagolare più forte? O a gettare sassi nella vasca dei pesci per spaventarli e ridere del loro sciocco spavento? E se in classe qualche suo amichetto era noiosissimo e lui Fili gli allungava sottobanco un bel pizzicotto che male c’era? I “Tutti” erano proprio esagerati!
Ruminando fra sé tutto ciò, Fili si inoltrò nel bosco vicino a casa e, dopo alcuni passi, incontrò uno strano vecchietto. Fili, che era anche curioso, chiese al vecchio: "Chi sei?". "Sono un mago". Fili rise e ribatté: "I maghi non esistono più; con la tivù, le videocassette e tutte le altre belle invenzioni i maghi e le fate sono spariti". "Oh - ribatté il vecchietto - io so tutto di te e so anche che i “Tutti” dicono con ragione che sei un monellaccio ma io ti aiuterò a diventare un ragazzino a modo come in fondo, in fondo all’anima, desideri anche tu!". E così dicendo il mago, perché era veramente un mago, trasse dalla bisaccia una verde piantina e la consegnò a Fili dicendogli: "È una pianta magica, te la dono volentieri, mettila nella tasca del giubbotto. Addio, mio piccolo capriccioso amico!". Detto ciò il vecchietto sparì. Fili perplesso uscì dal bosco e se non avesse sentito nella tasca la piantina avrebbe creduto di avere sognato! Di lì a poco, continuando a camminare, incontrò il suo gatto e come al solito si chinò per tirargli fortemente la coda, ma in quel preciso istante la piantina lo punse.

Fili fece un salto e il gatto scappò. Il nostro monellaccio, dopo aver percorso altra strada, s’imbatté nel compagno che al mattino aveva fatto ridere tutta la classe prendendolo in giro perché lui, Fili, aveva sbagliato una serie di operazioni aritmetiche alla lavagna.
"Ora te le darò io - pensò Fili - le divisioni e le moltiplicazioni", e si precipitò furente verso il malcapitato, ma la piantina lo punse così fortemente che si sentì mancare il fiato. Si fermò e si accorse che la rabbia svaniva.Ritornando a casa incontrò una vecchia e - secondo lui - noiosa zia che lo chiamò. Fili finse di non vederla e di non sentire, ma la piantina lo punse in modo così forte da fargli venire le lacrime agli occhi. La povera vecchia, avvicinandosi e credendo che il ragazzo piangesse, lo consolò con dolci parole e tenere carezze. Fili allora si commosse, la piantina allentò la presa ed egli capì che i “Tutti” avevano ragione e che toccava a lui cambiare modo di comportarsi. Senza pensarci due volte, trasse dalla tasca del giubbotto la piantina e, dicendo: "Non mi servi più", la gettò via.
La piccola pianta cadde su un terreno arido e sassoso, ma non si seccò perché era un simbolo dell’Amore che esiste ed esisterà sempre, come un segno celeste sull’Universo intero.


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