Popoli

Alla ricerca dei SANTONI

di Beatrice Giorgi
parte quarta

Non contento, trattava i camerieri a pesci in faccia con una prepotenza sconcertante. Un altro, a Gangotri, pur essendo in là con gli anni, non si risparmiò la fatica di inseguirmi, bastone in mano, solo perché avevo osato scattargli una fotografia. Casi di arteriosclerosi? Nonmancano nemmeno coloro che si mettono in posa come divi, per rimediare qualche rupia o per semplice vanità, compiacendosi della propria figura stravagante nell’interpretare chi un personaggio temibile, chi sensualmente femmineo. Come quel ragazzo che si era fermato a riposare lungo il sentiero, adagiandosi su una lastra di granito nella posa da antico romano sul triclinio, turbante e tunica arancio carico, su cui brillavano chincaglierie varie. Gli occhi di khashal mi sorrisero con voluttà mentre la mano abbozzava con dolcezza un saluto seducente. Del resto è scritto che: " I brahmini (alias baba) devono essere onorati anche se si dedicano ad occupazioni profane, perché ognuno di loro è una grande divinità".
Non so come, la conversazione scivola sulle donne. Gli occhi del Baba si illuminano in un lampo di malizia e ride di cuore. Le donne gli piacciono, eccome! Con la sua prestanza fisica e la sua bella faccia farebbe furore, ma è Baba e l’amore carnale non è per lui. Scommetto che si è lasciato alle spalle qualche bella ragazza in lacrime prima di rifugiarsi tra le braccia di Shiva. Sono tentato di chiederglielo, ma mi trattiene un barlume di reverenza. Inoltre non sarebbe affatto strano che la sua vita avesse seguito un simile corso. Negli antichi testi infatti la vita del brahmino, cioè del santo nel suo significato generale, comprendeva quattro tappe: quella del celibato dedicata agli studi, quella del matrimonio dedicata alla famiglia, quella della rinuncia alla società, quella della rinuncia ad ogni legame terreno. La vocazione ascetica quindi non rinnega affatto la vita del comune mortale, ma la santifica come una evoluzione dell’essere sulla strada dell’illuminazione.
Non deve quindi stupire l’insistenza con la quale il Baba cerca di convincermi a regalargli la torcia elettrica frontale, nonostante gli abbia già elargito una pentola a pressionenuova e un po’ di viveri avanzati dalla spedizione alpinistica al Kedar Dome. La rigira tra le mani con curiosità puerile, affascinato dalla luce di quel piccolo prodigio tecnologico.

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