OMBRE E LUCI DI MONDO DI SOGNO

"Una volta queste zone erano riserve aborigene e vi si poteva entrare solo con un permesso speciale. Poi hanno scoperto le ricchezze del sottosuolo e i permessi erano pronti con sempre maggior tempestività. Mentre le scavatrici rumoreggiavano, l’eco delle trombe degli aborigeni diventava sempre più malinconica...".

L'incredibile scenario roccioso non si esaurisce con il “centro rosso”. Brian mi ha promesso un’altra mattinata di emozioni. "Si prepari, Miss, e metta pure le scarpe che vuole, tanto a piedi non possiamo fare niente. Il caldo e il terreno impervio impedirebbero chiunque volesse addentrarsi per le piste che si snervano tra le formazioni tettoniche… Oltre tutto si tratta di formazioni molto fragili e il passaggio le danneggerebbe".
Il piccolo aereo vola sul nord dell’Australia Occidentale, in una delle zone più fertili dello Stato, dove la natura si è divertita a creare i Monti Kimberley, al cui limite nord-orientale si trova la catena dei Bungle Bungle. È una delle aree più selvagge del Paese: l’erosione ha scavato profonde gole e la pietra arenaria è vecchia di due miliardi di anni.

E' stata l’ultima frontiera dei cercatori d’oro, il panorama è tinto dei colori dell’avventura, capace ancora di regalare ai viaggiatori suggestioni pionieristiche.
Brian mi mette al corrente dell’ennesima prepotenza bianca: "Una volta queste zone erano riserve aborigene e vi si poteva entrare solo con un permesso speciale. Poi hanno scoperto le ricchezze del sottosuolo e i permessi erano pronti con sempre maggior tempestività. Era una pena, Miss! Mentre le scavatrici rumoreggiavano, l’eco delle trombe degli aborigeni, i didjeridoo, diventava sempre più malinconica. Col tempo sono state ridotte al silenzio".
Guardo verso nord. Non mi sembra vero: vedo fattorie, piccole macchie di verde, qualche zona di pascolo. "La zona a nord dei Kimberley è irrigata da una serie di fiumi di corso breve ma abbondanti d’acqua. È una zona fertile anche perché sono stati avviati progetti di irrigazione per sfruttare meglio il fiume Ord".

Me lo indica con un dito: è un corso d’acqua insignificante, ma so che la regione deve ringraziarlo se è uscita dall’isolamento e può ospitare, oggi, uomini e bestie. Sulle rive dell’Ord vivono strani esemplari di flora e fauna. I baobab si servono delle loro pance rigonfie per incamerare l’acqua che servirà durante la siccità.
Vicino alla città di Derby ce n’è uno così grande che un tempo era stato adibito a prigione. "La pancia di quel baobab ha ospitato anche Pigeon, un aborigeno fuorilegge, che uccise un agente di polizia per far scappare i compagni dalla prigione. Pigeon riuscì ad evadere a sua volta, ma poi fu ucciso dagli sbirri a Tunnel Creek. Pure riuscì a tenere in scacco la polizia per anni prima di lasciarci la pelle". Noto con piacere che Liz è riuscita a contagiarlo per benino circa i “diritti” degli aborigeni.

Torno al panorama che non finisce mai di stupire per la sua varietà. Basse colline si alternano a gole poco profonde in cui, oltre agli enormi massi, si può trovare l’acacia del deserto, oppure quel tipo di albero della gomma chiamato “spirito pallido”.
Brian sorride: "Bella invenzione l’aria condizionata negli aerei…Là sotto la temperatura può salire fino a 55 gradi, Miss, e dopo le brevi piogge non hai idea di come diventa il deserto: si copre di una profusione di fiori selvatici e il cielo si anima di pappagalli dai mille colori". E' la prima volta che mi dà del “tu”.

Base del baobab che servì come prigione per molti aborigeni.

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