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Vergine madre, figlia del tuo figlio,
umile e alta più che creatura,
termine fisso deterno consiglio,
tu se colei che lumana natura
nobilitasti sì, che l suo fattore
non disdegnò di farsi sua fattura.
Nel ventre tuo si raccese lamore
per lo cui caldo ne leterna pace
così è germinato questo fiore.
Qui se a noi meridyana face
di caritate, e giuso, intra i mortali,
se di speranza fontana vivace.
Donna, se tanto grande e tanto vali,
che qual vuol grazia ed a te non ricorre,
sua disianza vuol volar sanzali.
La tua benignità non pur soccorre
a chi domanda, ma molte fiate
liberamente al dimandar precorre.
In te misericordia, in te pietate,
in te magnificenza, in te saduna
quantunque in creatura è di bontate.
Or questi, che da linfima lacuna
de luniverso infin qui ha vedute
le vite spiritali ad una ad una,
supplica a te, per grazia, di virtute
tanto, che possa con li occhi levarsi
più alto verso lultima salute.
E io, che mai per mio veder non arsi
più chi fo per lo suo, tutti miei prieghi
ti porgo, e priego che non sieno scarsi,
perché tu ogni nube li disleghi
di sua mortalità co prieghi tuoi,
sì che l sommo piacer li si dispieghi.
Ancor ti priego, regina, che puoi
ciò che tu vuoi, che conservi sani,
dopo tanto veder, li affetti suoi.
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