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Tentazioni di un giovane prete
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L'11 agosto 1961, durante il ritiro di meditazione e di preghiera a Castel Gandolfo in preparazione allottantesimo compleanno, Giovanni XXIII tracciò - in forma di «confessione generale» - un bilancio della sua vita spirituale.
La virtù sulla quale volle anzitutto soffermarsi fu quella della castità, il primo dei tre consigli evangelici - insieme con la povertà e con lobbedienza - che tutti i sacerdoti e i religiosi in particolare fanno voto di osservare.
Anche Angelino, sin dai primi anni di seminario, aveva preso la solenne decisione di far fronte alle «tentazioni della carne», promettendo alla Madonna «di guardarmi per quanto mi sarà possibile scrupolosissimamente da qualunque pensiero acconsentito o atto che possa anche solo adombrare alla virtù celeste della santa purità; e a tal fine invoco ora e sempre questa Regina dei vergini, affinché mi soccorra a tener da me lontano tutte le tentazioni che il demonio mi muoverà contro a tal proposito».
Un preciso impegno venne formalizzato nella riflessione dell8 dicembre 1897 sulla «santa purità»: «Userò eziandio una somma modestia con me stesso riguardo al mio corpo in qualunque occasione, e per qualunque atto degli occhi, delle mani, della mente, ecc., sia in pubblico che in privato. E acciò si tolga loccasione di tali atti, quantunque incolpevoli, alla sera prima di addormentarmi, messami al collo la corona della beata Vergine, disporrò le mie braccia sul petto in forma di croce, nel quale stato procurerò di trovarmi la mattina».Con sorprendente schiettezza, sessantaquattro anni dopo, il Papa dichiarò esplicitamente: «Nei rapporti con me stesso, in intimità non modeste: nulla di grave mai».
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Roncalli, giovane sacerdote.
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Quindi il testo prosegue con alcune annotazioni pudicamente cancellate persino nella recente edizione del Giornale dellAnima curata dallantico segretario Capovilla: «salvo forse qualche contatto imprudente, ma non mai con intenzione diretta nelluso delle parti genitali: e in ogni caso senza intenzione, e sempre con avversione e tristezza in questa materia».
Tali parole mostrano con chiarezza come il giovane Roncalli non fosse privo delle pulsioni caratteristiche di qualunque altro coetaneo.
Lo conferma un suo appunto del novembrere 1940, giunto ormai alletà di cinquantanove anni: «È sinceramente piacevole il constatare il silenzio e la quiete della carne, divenuta ormai vecchia ed insensibile agli stimoli che la turbavano negli anni del giovane e maturo vigore».
Nel contempo, però, egli era dotato della volontà e della grazia di resistere alle tentazioni che pure avvertiva, come riconosce nelle memorie del 1961: «Nei rapporti poi con altri, maschi o femmine,» scrive in un latino del quale diamo qui va direttamente la traduzione, «sia con gli occhi che nei contatti, da giovanetto, da giovane, negli anni della maturità e della vecchiaia, né in letture di libri e di giornali, né guardando figure, la grazia di Dio non permise mai tentazione di debolezza, né caduta alcuna: mai, mai; ma sempre mi aiutò con grande, infinita misericordia: nella quale confido di restare custodito fino allultimo giorno di mia vita».
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