La storia e l'arte
Il martire Thomas Redyng, monaco converso.

LA "SISTINA" DI MILANO

di Ferdinando Zanzottera
Parte quarta

Ai primi decenni del XVI secolo risalgono i lavori di trasformazione dell’interno della chiesa, tra i quali sono da annoverare le vicissitudini della cappella di San Giovanni Battista, menzionata in un testamento del 1407 ed eretta prima del 1469.
Il 6 febbraio del 1562, venne consacrata per la seconda volta la chiesa monastica, unitamente a tutte le cappelle, alla sala capitolare ed al cimitero dei monaci.
La volontà di rendere sempre più splendente il monastero proseguì con la stipulazione del contratto tra il priore Agostino della Torre ed i maestri Battista Sante e Corbetta. Essi si impegnarono “di far et intagliare nel choro deli monaci di detto monasterio, qual’è posto nella sua chiesa in detto loco di Gheregnano, cimase, modioni, cartelle, vasi, brazali, et acconciare le gabette secondo la forma deli disegni et modelli quali sono statti mostratti a detti patre e figlio et di presente sono presso detto reverendo patre prior nela sua cella in detto monasterio [...] et di più siano tenuti et come sopra fare una bella cimasa grande sopra la porta di detto choro con due cartelle et parimenti acconciare li serafini intagliati in detta porta, intendendo sempre che l’opera di migliori et non pegiori et li usino ogni diligentia per farla riuscire bella, et di più siano tenuti detti patre et figlio et come di sopra fare et intagliare un’immagine di Nostra Donna con suo Figliolo in braccio, grande di manere che compisca la ligia qual’è sopra la porta predetta”.
Mentre i due maestri Corbetta continuavano il loro lavoro nell’adornare l’interno della chiesa, nel 1574 iniziarono i lavori di ampliamento del Grande Chiostro. L’antico monastero certosino originariamente possedeva un chiostro edificato su tre lati, di cui due erano occupati dalle celle, mentre sul terzo vi erano gli altri edifici monastici e l’abside della chiesa. I certosini decisero di edificare quattro nuove celle con dimensioni leggermente maggiori. In quell’occasione il capitolo decretò anche la ristrutturazione completa dell’intera struttura colonnata.
Al termine dei lavori la Certosa di Milano possedeva uno dei più bei chiostri lombardi, caratterizzato da un perimetro interno di poco inferiore ai cinquecento metri e da decorazioni in pietra ed in cotto. Ad impreziosire ulteriormente la struttura architettonica vi era il lato meridionale del Grande Chiostro, che fu edificato con colonne in marmo di Carrara.
I lavori del colonnato del Grande Chiostro iniziarono con grande fervore e dovevano essere collaudati ed approvati da Vincenzo Seregni, una delle maestranze più importanti della Lombardia della seconda metà del XVI secolo. Sotto la sua direzione lavorarono nel cantiere certosino i fratelli e maestri Martino, Giovanni Antonio e Pietro martire, oltreché Pietro Antonio de Bianchi, figlio del maestro Battista della parrocchia di San Babila, che eseguì 410 braccia di cornicione in “zeppo gentile” da inserirsi sopra gli archi del chiostro.

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