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Qui, tra queste falangi bitorzolute, le tribù nomadi si incontrano per le loro cerimonie religiose, consolidate nel tempo attraverso i millenni, esattamente come queste rocce che, durante le lunghe ere e in varie circostanze, sono state scolpite dalla natura a testimonianza di una arcaica memoria.
Lasciarsi alle spalle le Olgas per dirigersi verso lAyers Rock dà un certo sollievo, anche se lassembramento roccioso che si incontra ha forme altrettanto bizzarre. Per quanto meno grande delle Olgas, lAyers Rock è un enorme monolito rosso (il secondo più grande del mondo) che si innalza dal suolo piatto e arido come un prepotente monumento alleternità del tempo. Queste montagne furono scoperte nel 1872 e furono proprio i primi esploratori bianchi a chiamarle Ayers Rock, anche se oggi sono più spesso citate col nome aborigeno di Uluru. Infatti, molte zone di Uluru, in tempi recenti, sono state restituite agli antichi legittimi proprietari che ne hanno bloccato laccesso ai turisti per restituirle al culto e alla sacralità. Vorrei scendere dallaereo e percorrere a piedi il monolito, ma, anche se avessi un paracadute, Brian me lo sconsiglia: "Può essere pericoloso, Miss, la roccia è friabile, occorrono scarpe adatte e un discreto allenamento". Credo che abbia alluso più che altro alla mia fisicità anche perché le scarpe adatte le ho. Fa niente, mi godo il panorama dallalto, anche se sento serpeggiare un filo dangoscia, un vago senso di nullità. Mi rifugio nei dati tecnici e chiedo a Brian di spiegarmi la composizione della roccia. "Ancora oggi i geologi sono incerti sullorigine dei due conglomerati solitari, Olgas e Ayers Rock, perché le due estremità dei massicci, nord e sud, hanno composizione diversa. La teoria più accreditata è che le formazioni siano nate dallimpatto di un gigantesco meteorite sulla Terra, come nel caso dei crateri di Henbury, che si aprono proprio vicino ad Uluru". Me li indica col dito. Le enormi bocche scatenano ambivalenze profonde, attraggono e respingono e da questo conflitto, non so perché, per me prevale lattrazione. Decido unazione di forza: "Voglio atterrare, Brian!". Non ammetto repliche e il velivolo si adagia lento su uno spiazzo di terra. Vista dal basso, Ayers Rock, è ancora più emozionante. Degli aborigeni, per i quali la roccia è sacra, si avverte quasi la presenza: vicino alla base infatti si possono trovare le caverne rituali ornate di affreschi e ancora usate per le iniziazioni. A seconda della posizione del sole e della stagione, i colori di Uluru cambiano. Nel tardo pomeriggio, mentre ci allontaniamo, il tramonto tinge le rocce di un arancione violento; poi, man mano che i raggi del sole si fanno più obliqui, diventano rosso cupo. È il cuore rosso dellAustralia che batte. |
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