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LA CERTOSA RACCONTA ... |
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La vita dei santi è sicuramente uno degli aspetti più interessanti e curiosi delle espressioni del cammino della Chiesa. Attraverso la loro lettura si possono scoprire grandi figure che con il loro esempio concreto hanno testimoniato unincredibile e spiazzante fedeltà a Cristo, e talvolta può capitare di imbattersi in figure davvero bizzarre.
Allinterno della Certosa di Milano sono numerose le figure dei santi e dei beati che furono effigiati dal pennello di Daniele Crespi e tra i più interessanti e curiosi è certamente da annoverare anche la beata Beatrice dOrnacieux. Effigiata nel 1629 con la dizione Santa Beatrice Monaca, in realtà essa venne beatificata solamente nel XIX secolo e mostra tutta la libertà rituale di cui godeva lOrdine certosino. In questo caso specifico non si tratta certamente di un culto eretico e contrario alle prescrizioni della Santa Sede, poiché tutti i monaci certosini non veneravano la figura di questa monaca, ma ne adoravano Cristo stesso che si manifestava in lei. Nacque ad Ornacieux intorno al 1250 e a ventitré anni entrò nella Certosa di Parménie, nei pressi di Grenoble. Nel 1300, insieme a Luisa Allemman di Grésivaudan e Margherita di Sassenage, fondò un nuovo monastero certosino nella diocesi di Valenza, del quale divenne badessa. Negli affreschi di Daniele Crespi viene raffigurata con due chiodi ed un martello fra le mani poiché tutti i venerdì si conficcava i chiodi nei palmi delle mani per emulare il sacrificio di Gesù in croce. Benedetto Tromby, monaco certosino del XVIII secolo, ricorda con queste parole la beata Beatrice: Provvedutasi essa di due grossi chiodi, e di un proporzionato martello, non incontrò menoma ripugnanza di conficcarne prima uno in una, e poi laltro nellaltra mano, avvegnacché grondasse a copia, con ispasimo acerbissimo, il sangue. Non contenta, ne punto soddisfatta di questo, ogni Venerdì facendo fresca, sopra lantica, piaga, rinnovavasene con tal martirio, che obbligava andar in coro con lunghissime maniche, quella dolorosissima memoria. Essa, dunque, nascondeva i segni del suo martirio volontario nelle grandi maniche della veste monastica e raggiunse le più alte vette del misticismo occidentale. |
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