La storia
BEATO PIETRO PETRONI

Nato a Siena nel 1311. Entrò nella Certosa di Maggiano contro la volontà dei suoi genitori nel 1328. Durante la sua vita ebbe numerose visioni mistiche e si racconta che 15 giorni prima di morire raccontò alcune profezie ad un suo confratello al quale affidò il compito di andare ad avvisare numerose persone (tra le quali il Boccaccio) che se non avessero cambiato la loro condotta di vita sarebbero state condannate all’inferno. Il Crespi raffigurò questo monaco con le forbici in mano perché si tagliò l’indice della mano sinistra per rendersi inabile al sacerdozio, del quale non si reputava degno.

LA CERTOSA RACCONTA ...

di Daniela Pogliani Ceccato
Parte seconda

Più avanti, nel tempo, quando il nostro rapporto divenne più amichevole, la dolce voce della storia, la sua, quella della Certosa, ricordava quel giorno così: «Ma nemmeno io ero molto simpatica. Sul messale tu leggevi la Pesca miracolosa e io ero divorata dal senso di colpa, perché stavo pensando con terrore ai lavori di ristrutturazione che mi stavano cadendo sulla testa. Invece avrei dovuto essere felice. Io li avevo sentiti gli esperti, sai. Tutti bravissimi: mi avrebbero riportato all’antico splendore, regalandomi in aggiunta ogni comfort. Promossa a Certosa di Milano. Ne avevo proprio bisogno.
Però, lo sai anche tu, l’idea di venir sgrattati, bucati, trivellati, sia pure per il tuo bene, non è che riempia di letizia al momento.
A noi vecchiotte poi, gli stravolgimenti pesano ancora di più… Se tu avessi saputo – aggiunge sospirando - che cosa ho passato da quando sono nata. Ma tu pensavi ai fatti tuoi; ed io ai miei…».
Quasi un anno dopo quell’incontro sono invitata a una conferenza stampa in occasione dei lavori di restauro alla Certosa. Il caldo è, come la prima volta, soffocante. Lei è tutta un ponteggio che la rende pressoché invisibile.
Questa volta l’accoglienza è ben diversa: un brulicare di giornalisti ed esperti. I progettisti ci descrivono lo stato di degrado del Complesso e l’iter dei loro interventi, conservativi, non solo di abbellimenti in vista del Giubileo.
Imparo così parole che non conoscevo: ammaloramenti, superfetazioni. Gli entomologi addetti alla disinfestazione delle parti lignee ci raccontano della voracità degli insetti xilofagi, fra cui ricordo ancora (potenza dei nomi!) il curculione o gorgoglione, un coleottero di piccolissima taglia, insaziabile e devastatore, in grado di trasformare il legno in una spugna. (Ma perché questi entomologi-disinfestatori non vengono a liberare il mio terrazzo dalle zanzare?).
Inizia il doveroso giro “turistico” sulle impalcature da dove, accortami con terrore di soffrire di vertigini, faccio in modo di scendere al più presto. Incontro allora un frate cappuccino - sì perché ora il luogo è divenuto Parrocchia gestita da frati cappuccini - che mi accenna con nostalgia alla storia della Certosa. Rimpiange soprattutto il grande chiostro, su cui si affacciavano le celle-abitazione dei certosini, del quale chiostro la Certosa è stata mutilata nel corso dei secoli. Ma i certosini dove sono andati?

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