L'arte
Sesta lunetta

DANIELE CRESPI

DRAMMA IN PITTURA

di Ferdinando Zanzottera
Parte quarta

La quinta lunetta rappresenta l’apparizione a San Bruno e ad alcuni monaci di San Pietro e della Vergine con il Bambino. Con sguardo amorevole la Vergine abbraccia teneramente suo Figlio al quale viene presentato l’Ordine.
Storicamente, San Bruno non scrisse la regola monastica poiché non intendeva fondare un nuovo Ordine. Egli aveva chiesto solamente il permesso di ritirarsi a vita eremitica con alcuni suoi compagni ed inutile, oltre che arrogante, gli doveva sembrare sancire delle regole.
Le Consuetudini certosine vennero scritte dopo la morte di San Bruno e codificarono le regole che il fondatore aveva testimoniato in vita. Tuttavia queste scelte suscitarono forti opposizioni per la loro durezza. L'apparizione indica che la strada percorsa dai monaci era giusta e gradita a Dio. All’estremità sinistra della scena sono raffigurati un libro, una croce ed un teschio, oggetti che simboleggiano la preghiera e la meditazione dei monaci.
Sullo sfondo appare un imponente edificio che secondo alcuni storici raffigurerebbe la prima Certosa nei pressi di Grenoble.

La sesta lunetta rappresenta l’incontro tra il conte Ruggero di Calabria e San Bruno che, dopo aver fondato la Grande Chartreuse, venne chiamato a Roma da papa Urbano II, che poco dopo il suo arrivo fu costretto a fuggire da Roma con tutta la sua corte. Egli si rifugia nel sud d’Italia, dove il conte Ruggero donerà diversi beni per fondare la prima Certosa italiana. Daniele Crespi immagina l’incontro tra San Bruno e il conte, il quale è di ritorno da una battuta di caccia.
La tradizione vuole che questo incontro si svolse in un clima molto rumoroso per i cani da caccia e per il suono dei corni. San Bruno, assorto in preghiera, non si accorge di nulla ricevendo la stima e l’ammirazione del conte. Da un punto di vista artistico questa lunetta appare tra le più importanti poiché rivela la datazione degli affreschi (1629), e presenta l’autoritratto di Daniele Crespi.
Secondo la tradizione, infatti, egli si sarebbe effigiato nei panni dell’arciere posto nell’angolo destro che indica con il braccio San Bruno.
Questo affresco è sicuramente anche quello che presentava lo stato di conservazione più precario, per le numerose infiltrazioni, all’interno della chiesa.


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